mercoledì 29 dicembre 2010

Mandarin shopping



Mandarini a... strati >Lo scorso agosto, durante un viaggio a Taiwan, addentrandomi casualmente nel 'Metro Mall 'della metrò di Taipei, feci una scoperta antropologica: alla stratificazione urbana, direttamente proporzionale al prestigio, e alla tasca, dei suoi ventitrè milioni di abitanti, corrispondeva una geografia umana sempre più variegata e bizzarra.
I piani , o meglio gli strati , sotto alla metropolitana che si snoda -per una lunghezza di oltre due miglia- da Zhonghshan Road a Civic Boulevardd sino agli accessi dei noti magazzini 'Mitsukoshi' e 'Breeze' sono due, i B1 e B2, ma la maggior parte dei visitarori stranieri li ignorano.
Il B1 , scenograficamente presentato con cascate zen, scale mobili e tapis roulants, negozi monomarca e parlors multinazionali come KFC o Donut House è
il più frequentato da pendolari, studenti, qualche uomo d'affari accompagnato dalla guida personale, attratto dagli sconti nell'elettronica o telefonia, e qualche daikan, i nuovi ricchi cinesi.
Mentre il B2 , dai soffitti bassi (allungandosi un uomo di un metro e ottanta li tocca) dai corridoi stretti ed angusti, crude luci al neon alternate a zone buie, untume sulle pareti ti dirotta su una giungla di banchi, colmi di merce che occhio umano abbia mai conosciuto, dai rimedi della medicina cinese-raccappriccianti per il gusto occidentale (persino feti di mammifero in formalina )- a romantiche passamanerie e stole di seta, damaschi, broccati, amuleti, gemme, giare di grappa cinese al cobra scorpioni o rospi e gli immancabili uccellini in gabbia da liberare per ingraziarsi le divinità shintoiste(poco importa che vadano a triturarsi nelle pale dei condizionatori).
Un odore che un naso di Fragonard definirebbe... 'fecale' (!) impregnava l'ambiente, ma -a giudicare dall'appetito degli avventori di spiedini di rane e zuppe di serpente (con occhi di anfibi belli bolliti ), dalla disinvoltura delle passanti intente a scegliere cosmetici e profumi, tale olezzo è culturalmente accettato.
Questuanti randagi, venditrici orbe vestite di stracci vendono biglietti della lotteria nazionale, bambini disabili in carrozzella fanno da ambulanti per dieci ore al giorno... mi indigno di questo antro infernale ( chissà perchè in superficie non li fanno salire ) , ma la loro dignità e tenacia smontano i pregiudizi occidentali sulla loro presunta inferiorità: sanno fare affari come gli altri commercianti, non per pietà.
Un vociare diffuso di imbonitori e cantastorie fa da colonna sonora allo shopping continuo di questi sub-tuguri dalle undici alla mezzanotte, sette giorni su sette, festività incluse.
Un - crack !- sinistro mi fece inorridire ed alzare le scarpe, accendendo la torcia del cellulare scopersi che avevo calpestato... scarafaggi !
Alzai la cornetta del più vicino telefono pubblico( il cellulare così sottoterra non aveva campo) per chiamare l'hotel e farmi spiegare come rientrare ma ..un esercito di 'blatte orientalis' (specie sospetta del contagio da polmonite atipica in Cina ) si inerpicarono lungo il filo, passando per il mio gomito, diradandosi fulminee al muro, costringendomi alla fuga.
Annaspai e sgomitai tra la folla, alla ricerca dell'ascensore per riemergere e, quando lo trovai, notai il tasto ' B3 ' che mi fece sobbalzare: ma come, c'è n'è un altro, ancora più sotto?!
Siccome la curiosità è femmina mi catapultai al capolinea degli inferi.
Buio, bidoni con mucchi di cartoni accattastati, e, in lontananza, la luce che indica l'inizio dei banchi e l'immancabile ronzìo della filodiffusione.
Il puzzo, qui davvero insopportabile, fece decidere il mio stomaco: risalii in superficie.
Così dello strato più basso dell'ordine sociale delle genti mandarine, hakka e han che compongono il melting pot di Taipei mi rimarrà un mistero.

Insider: Il tifone Murakot a Taiwan



INSIDER
ANY QUESTION? ( il tifone Murakot a TAIWAN)

E' stato il tormentone della scorsa estate per ottanta studenti e lettori universitari 'Under 40 ' dall'Unione Europea, Asia, Africa ed Oceania invitati al " Taiwan Culture Study Tour Summer ", uno stage indetto dal Ministero della Cultura di TAIWAN, cui hanno partecipato cinque italiane: Federica Bartolomei, Chiara Bongiovanni, Flavia Angelelli e Ilenia Lombardi, provenienti da Roma Tre, e la scrivente, dall'ateneo di Genova.
La Repubblica di Cina Taiwan (da non confondersi con la madrepatria Repubblica Popolare di Cina>ndr) promosse, dallo scorso 25 luglio al 31 agosto, con lo scopo di 'conoscere e far incontrare culture, costumi e tradizioni dei nostri padri' diversi dibattiti e scambi culturali con canti popolari, danze tribali, cene di gala e 'talent show' per saggiare e rappresentare i diversi aspetti di identità culturale e sociale dei giovani partecipanti.
Un serrato programma di visite di mausolei, musei, parchi nazionali, palazzi del Parlamento e Governo, vari Ministeri ed un evento soprannaturale avrebbero caratterizzato il tour, in una delle esperienze umane ed ambientali più straordinarie per molti di noi partecipanti.
"Any question? "- era la domanda più inflazionata di tutto il tour: dopo ogni presentazione, briefing, educational ed incontro rivelava quell'eccesso di scrupolo, tipicamente orientale, per farci sentire partecipi e coinvolti, ma noi- provati dalle pause tecniche ai bagni pubblici e dai frugali pasti nelle taverne - ci sentivamo braccati, cronometrati al secondo, e non vedevamo l'ora di rientrare in hotel.
Dalle visite ufficiali, in giacca a maniche lunghe con temperatura media di 41 ° si passava alle incursioni nella giungla, cappelli akuba e galoches, partendo dal 'Tarokko National Park' che-a dispetto del nome- è un'amena foresta pluviale dalle gole e rocce aguzze a strapiombo su cascate mozzafiato, sino al mistico lago 'Sun Moon Lake', già sacro agli aborigeni Hakka prima dell'arrivo degli Olandesi nel XVIII secolo.
Impressionante e forse anche profetica la visione che la " Bill & Melinda Gates Foundation" prospettò nel lugubre scenario ambientale dei prossimi cinquantanni : un deserto dove l'acqua rappresenterà il bene più prezioso. E il maggior pericolo per l' Umanità: una pandemia globale per il ritorno di malattie estinte o l' apparire di nuovi virus. Ecco spiegata la 'fuga di cervelli' quali ricercatori medici epidemiologi, botanici e zootecnici impegnati qui a combattere la fame nel mondo, ad escogitare un'economia dall'impatto ambientale sostenibile, in concerto tra tutti i governi del Pianeta.
Sveglia alle sette e discorsi da preparare di notte, inevitabili dibattiti in sale conferenza, ci resero nervosi, e - dopo la visita all'ex distilleria reale "Kavahlan"- dal chiaro intento commerciale - alla battuta finale ci trasfigurammo in reporter d'assalto.
Incalzammo con domande sull'orario sindacale, l' entità dei salari, degli straordinari, degli assegni famigliari e periodo maternità della multinazionale visitata poco prima, la "Wintron Inc." dalla cui scissione tecnica nacque la 'ACER Inc.', dove impiegano donne al 70 % dell'organico come operaie specializzate, anche all'ottavo mese di gravidanza.Sia a Taiwan come a Ciudad Juarez in Messico (vedi " Bordertown ", film del 2006 prodotto ed interpretato da Jennifer Lopez sulla denuncia dello sfruttamento femminile fino ai casi estremi di stupri ed omicidi coperti politicamente).
Poi ci fu la full immersion nel territorio aspro, selvaggio e ancora vergine del plateau centrale di Taiwan in scarpinate micidiali e sudatissimi fotosafari, in quella che i meterologi definirono la stagione più calda e umida degli ultimi trentanni. E ci videro giusto: da lì a poco la catastrofe dell' 08/08/09, il tifone Morakot che pareva inseguire noi studenti obbligandoci a cambiare sistemazione ogni 24 ore.
E mentre noi, ospiti di riguardo, le notizie del disastro ambientale e dell'ecatombe provocate dai tifoni tropicali Etau e Morakot le seguivamo alla CNN o Fox news ( incapaci di comprendere il cinese o il mandarino) nella contea di Kaohsiung un' emergenza umanitaria impegnava elicotteri civili e militari taiwanesi, Croce Rossa internazionale, forze di polizia e moltissimi volontari venuti dalla capitale Taipei per salvare qualcuno in più dei 44 sopravissuti dall'onda di fango che travolse il villaggio Hxiaolin, seppellendo all'istante 500 persone.
Commossero singoli casi, come la madre a Chichi, piccolo villaggio nella contea di Nantou, che chiamava il figlio Hsieh Yao-chi, precipitato nel fiume Chuoshui intonando una nenia funebre per 72 ore consecutive seguita in diretta nazionale ("The China Post "11/08/09) o di Wong , un fattore 46enne, che perse 10 famigliari in un colpo solo ("Shanghai Express "12/08/09) disperandosi di aver ordinato loro di stare al sicuro, a casa , mentre lui proteggeva il raccolto nella tempesta.
Immagini eloquenti nei servizi live delle televisioni nazionali come "United Evening News" o "canale TVBS" imprimevano in noi, attoniti spettatori, quanto, del carattere solidale, generoso e risoluto dei Taiwanesi avevamo già percepito.
Il motto 'Il lavoro ha radici amare, ma dà dolci frutti' (Confucio) che si legge ovunque s'incarna perfettamente: l'operosità di questo popolo, fatto di etnìe ed idiomi diversi, dalla tenace capacità produttiva di 52 settimane l'anno è la ragione del loro insuperabile primato mondiale nella produzione di manufatti tessili all'alba del Novecento, prima che la guerra dell'Oppio e il Neocolonialismo li stroncassero, e di nanotecnologie oggi.
Chissà domani...